martedì 14 giugno 2016


Sono seduto alla mia scrivania. Sul mio lato destro ho una grande finestra. Sono le 11,44 e il cielo è coperto

 Nuvole dense più chiare e più scure,  compatte che emanano una luce strana. Sembra di essere in una sacca con un dolce alla panna capovolto sulla testa. Panna bianca e un po’ più grigia, come se una parte fosse mischiata a qualcosa di scuro, come la neve,  bianca dove è ancora intatta e grigia dove passano le macchine.

E’ il 29 aprile 2016 un Venerdì.

Mi sono sempre chiesto se davvero ad un lettore interessa sapere com’è il cielo in questo momento.

Voglio dire in un racconto in un romanzo il descrivere il cielo che senso ha? Se avessi scritto che era una bella giornata di sole e il cielo azzurro avrebbe fatto differenza?

Pensandoci forse sì, forse lo stato d’animo sarebbe stato diverso, sia mio sia del lettore.

Sto rivalutando l’utilizzo del mio tempo. In un romanzo di Michael Ende si parla di “signori Grigi” che rubano il tempo agli uomini per esistere. Quel tempo è trasformato in sigari che loro fumano e senza quelli spariscono, muoiono, evaporano.

Tempo che se  ne va in fumo.

Amo mia moglie, è una donna straordinaria. Lei non lo sa ma io sì. Che è straordinaria intendo, che io l’amo lo sa.

Anche se a volte si perde in alcune bassezze dovute a condizionamenti mentali ha un animo nobile.

Come a me anche a lei piace essere di aiuto e migliorare la condizione di altre persone, fare quello che è possibile per farli stare meglio.

In giorni come questi sento tutta la mia energia, la mia potenzialità che vorrebbe espandersi ma è  frenata.. Come se si andasse in salita con una macchina ma con il freno a mano tirato, ma non è l’esempio corretto.

E’ come una falsa partenza ai 100 mt di atletica, scatti al via ma vieni fermato e torni sui tuoi passi, è come un contenitore che ha una certa elasticità ma chiuso con un tappo. Dentro una forza si espande spinge su tutte le pareti il contenitore si dilata ma poi non esplode e torna nel suo formato iniziale.

Nel mio caso è più come se lasciassi libera questa energia, questo amore, ma non trovassi nessuno ad accoglierla a capirla. Un po’ come lasciare la pompa di benzina aperta con il carburante che esce, cerca una macchina per poterle essere utile ma non ce ne sono.

Il carburante è inesauribile, ma la mia testa mi convince a chiudere il rubinetto

Come per il carburante,  che se non trova un serbatoio inquina ed è pericoloso,  la mia energia diventa fuori luogo, mal interpretata e si blocca.

Il fatto è  che  lei –l’energia- non sa  perchè,  è  la ragione che le parla. Ma si sa non vanno troppo d’accordo.

Che spreco.

giovedì 19 maggio 2016


Le cose vanno al contrario c’è poco da fare.

Siamo tutti trasportati dal fiume della quotidianità – e questo non sarebbe nulla- , se non fosse che veniamo trascinati dalle ovvietà, dai modi di pensare standardizzati che ci hanno inculcato già dall’asilo.

Un fiume…non mi viene esempio migliore, immaginatelo mentre scorre con le sue anse, ma invece dell’acqua all’interno ci sono persone, anime, visi, corpi, che scorrono con le loro ansie – una vocale in più che grande differenza- ogni metro un giorno, un secondo, un anno.

Forse è per questo che si chiama corrente di pensiero.

Già da bambino ti tolgono la creatività ti vogliono catalogare, inquadrare altrimenti non ti capiscono e si sa che ciò che non si capisce fa paura.

Ogni tanto poi ci si ribella, la storia racconta di rivolte, rivoluzioni,  teste  tagliate un po’ come il fiume quando straripa.

Crea enormi danni anche a chi gli vuole bene, anche a chi se ne è sempre preso cura.

Quando la gente si ribella e arriva all’esasperazione poi pagano tutti, i buoni o i cattivi basta essere a tiro.

Ho sempre cercato di ricordare il momento in cui sono nato. Proprio quando ho fatto il primo respiro –cazzo non ci si pensa mai ma c’è stato un primo respiro, io ci perdo la testa si pensa al primo bacio, al primo amore, ai primi passi, ma mai al primo respiro…e purtroppo ci sarà anche l’ultimo, cioè l’ultima volta che i miei polmoni espelleranno dell’aria e non torneranno più a gonfiarsi... come se  il mare si fermasse…come se restasse un onda alta senza infrangersi – dovete immaginarla- , come se la terra si fermasse di girare, l’esempio non è azzardato, in fondo siamo tutti piccoli pianeti-  dicevo il momento in cui sono nato, i tuoi occhi non vedono ancora mi piace pensare che non sai nulla e proprio per questo in quel momento sai tutto.
 
Elvezio

DIALOGHI  A   STRATTI  12-01-2016

 

- Ti chiedo scusa

- Per cosa?

- Non so scusa in generale

- In generale non accetto scuse in generale

- Scusa per le volte che ti ho offeso allora

- Ma tu non mi hai mai offeso

- Delusa?

- Sì delusa sì ma non mi sembra il caso di chiedere scusa

- Io le accetterei

- Cosa?

- Le scuse... dico ... io le accetterei

- Io invece accetto le delusioni

- Ah!

- Beh di solito si colpevolizza l'altro ma la delusione è per una mia aspettativa che non viene realizzata, perché deve essere colpa di un altro?

- Cioè?

- Voglio dire...forse la mia richiesta era esagerata, se ti chiedessi per esempio di portarmi la luna potrei rimanere delusa perché tu non l'hai fatto?

- Ma io la luna te la porterei

- Ora ti devi scusare

- Perché?

- Mi hai detto una bugia

- Non è vero

- Portami la luna allora

- Ho detto te la porterei... non te la porto....te la porterei se ne avessi i mezzi...e se non causasse la fine del mondo non pensi alle maree? non pensi a quanti cambiamenti distruttivi per la terra?  Poi dove la metteresti? Non siamo astrofisici ma...

- Sei uno stronzo

- Potrei disegnartela

- Non sarebbe la stessa cosa

- Allora…farei una foto della luna …quando è piena…con uno zoom potente …che si vedano bene i crateri…poi la stamperei con le attrezzature più precise che rendano la massima definizione, in un formato grande…un formato che chiamerei “LUNA” in un angolo scriverei “Per Te”.

- Perché non prendi una foto già fatta? Magari da internet…

- Non sarebbe la stessa cosa…sarebbe come se te la portasse qualcun altro in realtà…

- Ma come fai?

- Cosa?

- Ad essere l’uomo favoloso che sei

- Adesso mi devi chiedere scusa

- Perché?

- Per la bugia che hai detto…

- Hai ragione…scusa …sei più che favoloso…sei la parola che non è stata ancora inventata per definire più che meraviglioso… più che meravigliosissimo… ma non è stata ancora inventata…non la conosco

- Inventiamola noi allora…cosa ne pensi del mio nome?

- No…significherebbe che tutti quelli che hanno il tuo nome lo siano…

- Allora i tuoi occhi…

- Diciamo “i tuoi occhi” per dire che sei più che meravigliossimo?

- No…voglio dire…quando mi guarderai con questi occhi che sembra tu mi stia mangiando, che sembrano lacrimare sorrisi,  in silenzio,  sarà come se pronunciassi una parola che non esiste che significa amoquestouomomeravigliosoenonpotreiamarneunaltronemmenoconunapistolacaricapuntata

-L’abbiamo inventata…bella…meno male che hai detto carica…

- Già …buonanotte amore mio

- Buonanotte mio amore

Elvezio