giovedì 19 maggio 2016


Le cose vanno al contrario c’è poco da fare.

Siamo tutti trasportati dal fiume della quotidianità – e questo non sarebbe nulla- , se non fosse che veniamo trascinati dalle ovvietà, dai modi di pensare standardizzati che ci hanno inculcato già dall’asilo.

Un fiume…non mi viene esempio migliore, immaginatelo mentre scorre con le sue anse, ma invece dell’acqua all’interno ci sono persone, anime, visi, corpi, che scorrono con le loro ansie – una vocale in più che grande differenza- ogni metro un giorno, un secondo, un anno.

Forse è per questo che si chiama corrente di pensiero.

Già da bambino ti tolgono la creatività ti vogliono catalogare, inquadrare altrimenti non ti capiscono e si sa che ciò che non si capisce fa paura.

Ogni tanto poi ci si ribella, la storia racconta di rivolte, rivoluzioni,  teste  tagliate un po’ come il fiume quando straripa.

Crea enormi danni anche a chi gli vuole bene, anche a chi se ne è sempre preso cura.

Quando la gente si ribella e arriva all’esasperazione poi pagano tutti, i buoni o i cattivi basta essere a tiro.

Ho sempre cercato di ricordare il momento in cui sono nato. Proprio quando ho fatto il primo respiro –cazzo non ci si pensa mai ma c’è stato un primo respiro, io ci perdo la testa si pensa al primo bacio, al primo amore, ai primi passi, ma mai al primo respiro…e purtroppo ci sarà anche l’ultimo, cioè l’ultima volta che i miei polmoni espelleranno dell’aria e non torneranno più a gonfiarsi... come se  il mare si fermasse…come se restasse un onda alta senza infrangersi – dovete immaginarla- , come se la terra si fermasse di girare, l’esempio non è azzardato, in fondo siamo tutti piccoli pianeti-  dicevo il momento in cui sono nato, i tuoi occhi non vedono ancora mi piace pensare che non sai nulla e proprio per questo in quel momento sai tutto.
 
Elvezio

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