Le cose vanno al contrario c’è poco da fare.
Siamo tutti trasportati dal fiume della quotidianità – e
questo non sarebbe nulla- , se non fosse che veniamo trascinati dalle ovvietà,
dai modi di pensare standardizzati che ci hanno inculcato già dall’asilo.
Un fiume…non mi viene esempio migliore, immaginatelo mentre
scorre con le sue anse, ma invece dell’acqua all’interno ci sono persone,
anime, visi, corpi, che scorrono con le loro ansie – una vocale in più che
grande differenza- ogni metro un giorno, un secondo, un anno.
Forse è per questo che si chiama corrente di pensiero.
Già da bambino ti tolgono la creatività ti vogliono
catalogare, inquadrare altrimenti non ti capiscono e si sa che ciò che non si
capisce fa paura.
Ogni tanto poi ci si ribella, la storia racconta di rivolte,
rivoluzioni, teste tagliate un po’ come il fiume quando straripa.
Crea enormi danni anche a chi gli vuole bene, anche a chi se
ne è sempre preso cura.
Quando la gente si ribella e arriva all’esasperazione poi
pagano tutti, i buoni o i cattivi basta essere a tiro.
Ho sempre cercato di ricordare il momento in cui sono nato.
Proprio quando ho fatto il primo respiro –cazzo non ci si pensa mai ma c’è
stato un primo respiro, io ci perdo la testa si pensa al primo bacio, al primo
amore, ai primi passi, ma mai al primo respiro…e purtroppo ci sarà anche
l’ultimo, cioè l’ultima volta che i miei polmoni espelleranno dell’aria e non
torneranno più a gonfiarsi... come se il
mare si fermasse…come se restasse un onda alta senza infrangersi – dovete
immaginarla- , come se la terra si fermasse di girare, l’esempio non è
azzardato, in fondo siamo tutti piccoli pianeti- dicevo il momento in cui sono nato, i tuoi
occhi non vedono ancora mi piace pensare che non sai nulla e proprio per questo
in quel momento sai tutto.
Elvezio
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